Cronaca

Ucraini tornano a casa, alle frontiere con Polonia e Ungheria: «La guerra durerà a lungo»

  • Mentre l'esercito russo abbandona le città del nord per concentrare i propri sforzi nel sud-est del paese, migliaia di persone che hanno lasciato l'Ucraina riempiono le stazioni di Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria per tornare a casa. È il fenomeno riportato da operatori umanitari e guardie di frontiera che segnalano un flusso costante e in crescita di persone che tornano in Ucraina, accanto a quello di chi scappa verso l'Europa.

    Se secondo le stime di Unhcr sono circa 4 milioni gli ucraini che hanno lasciato il paese dall'inizio dell'invasione, la guardia di frontiera ucraina il 2 aprile ha dichiarato che 620.000 sono rimpatriati dall'inizio del conflitto. Un numero che continua a salire nelle ultime settimane in cui la ritirata russa dal nord e la fine dell'assedio di Kiev hanno ridato nuova speranza. 

    Non pensano che la guerra sia finita - i bombardamenti russi continuano in molte città - ma, soprattutto al nord, i negozi che stanno riaprendo e la vita della città sembra tornare uno stato di maggiore normalità. Cresce la convinzione che la guerra potrebbe durare anni e che sia meglio vivere nella propria casa, anche sotto la minaccia russa, piuttosto che vivere come un rifugiato in un altro paese, privo di casa e comunità.

    Tra le auto che attraversano il confine con la Polonia praticamente tutti i conducenti sono donne. Anche le stazioni dei treni e degli autobus sono piene di donne e bambini. Sono stati loro i primi a scappare dalla guerra e ora rientrano in Ucraina per riunire la famiglia, ritrovare genitori anziani o ricongiugersi con fratelli e mariti rimasti in patria a causa della legge marziale. Si torna per amore, ma anche perchè la vita da profughi non offre molte alternative e non tutti hanno risorse per rimanere a lungo all'estero. «Nessuno ha bisogno di noi», ha detto al New York Times Oskana, un'ex professoressa universitaria che non ha voluto dire il suo cognome e che ora sta tornando a casa dopo aver raggiunto la Repubblica Ceca «Nessuno ha bisogno di insegnanti. Conoscere la lingua ceca è obbligatorio. Sarebbero pronti a prendermi come donna delle pulizie, ma allora avrei bisogno di trovare un posto dove vivere».

    «Le statistiche sono cambiate di recente» ha detto in un'intervista Yurii Buchko, il vice amministratore militare di Leopoli. «All'inizio della guerra il numero di chi scappava era 10 volte quello di chi rimaneva. Ora in alcuni giorni metà di coloro che attraversano il confine nella provincia di Leopoli torna a casa». Sabato ad 18.000 ucraini hanno lasciato il paese, mentre 9.000 hanno attraversato la frontiera per tornare nelle proprie città. I dati della guardia di frontiera ucraina confermano la tendenza. Secondo la polizia di frontiera polacca un totale di 364.000 persone sono tornate in Ucraina attraveso il confine polacco dal 24 febbraio.

    Le destinazioni di chi torna sono solitamente le città dell'ovest (considerate più sicure) e Kiev liberata dall'assedio, dove la vita sta ricominciando. Tanti sono commercianti che vanno a riaprire i negozi e i residenti che tornano a vedere cosa è rimasto delle loro case. Si torna anche a Leopoli, che ha subito alcuni attacchi missilistici (a una base di addestramento militare e a un'istallazione petrolifera) che hanno ucciso qualche decina di persone, ma per la maggior parte la città è rimasta intatta. Le sirene antiaeree suonano spesso, ma quasi sempre solo per segnare la presenza di caccia russi diretti a obiettivi nell'Ucraina orientale.

    All'inizio molti sono fuggiti pensando che la guerra sarebbe durata pochi giorni. Ora è chiaro che non è così, ma non tutti hanno i soldi per rimanere all'estero a lungo. E così aumenta la voglia di tornare a casa, nonostante il conflitto ancora in corso: «In questo momento vediamo che durerà probabilmente non per mesi, ma per diversi anni. E dobbiamo conviverci» ha detto Oksana «Siamo stati in viaggio per più di due settimane, dalla Polonia alla Repubblica Ceca, poi di nuovo in Polonia e poi qui» racconta, dicendo che dopo essere state per giorni in un rifugio sono state in un albergo in Polonia insieme a molti altri rifugiati, tutti nella stessa stanza. «La Polonia in particolare è stata molto disponibile con il cibo, ma non avevamo un posto dove vivere».  Il 7 aprile entrambe hanno preso un taxi alla stazione ferroviaria di Leopoli per tornare nella loro casa a Dnipro, nell'Ucraina orientale.

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