"Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace". Comincia con queste parole la telefonata di Mario Draghi e del presidente russo. Un confronto atteso quello tra i due, che avrebbe dovuto avere luogo a Mosca, più di un mese fa, prima che l'Ucraina precipitasse nella guerra, con un'aggressione da parte della Russia che il presidente del Consiglio italiano ha condannato con forza. Da allora i rapporti tra Italia e Cremlino sono tesi. Nel corso della telefonata con Putin, Draghi si spende per la pace e si informa sull'andamento dei negoziati e i suoi ultimi sviluppi, Putin non lesina risposte e replica punto per punto.
L'Italia c'è, ha ribadito Draghi a Putin, è pronta a contribuire al processo di pace, ma perché Roma scenda in campo devono esserci e arrivare segnali chiari di de-escalation da parte della Russia. Al momento non pervenuti, perché mentre i due leader sono al telefono - la conversazione dura circa un'ora - sull'Ucraina continuano a cadere bombe. Draghi rimarca a Putin l'importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale.
Ma Putin lo gela. Sull'invito a un cessate il fuoco che non può tardare ad arrivare, sull'impegno dell'Italia in prima linea se Mosca metterà fine alla sua offensiva, lo zar si limita a dire che è opportuno che restino in contatto. Insomma, il confronto andrà avanti, mentre l'Italia lavora per tornare a rivestire un ruolo da protagonista nello scacchiere internazionale, dopo le pesanti esclusioni delle prime settimane di guerra.