Cronaca

Papa Francesco, l'avvertimento a Zelensky: la croce e la ragazza russa, ciò che il premier ucraino non può rifiutare

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  • Possono camminare insieme in mondovisione, alla Via Crucis del Colosseo, una famiglia russa e una ucraina, strette d'amicizia, adesso, proprio adesso, alla pari, proprio con uguale dignità, senza il segno di Caino sulla fronte dell'una e quello dell'Agnello sgozzato sul petto dell'altra? È opportuno? E proprio alla XIII Stazione, la più tenera e dolente, con Cristo deposto tra le braccia della Madre. No, che non è opportuno, è scandaloso. Ma per il Papa è necessario. Verrebbe meno alla sua missione: spes contra spem, a tempo e fuori tempo - scrisse Paolo di Tarso. Capisce il sentimento sbigottito di molti. Ma non ci può fare niente se il cristianesimo è questa roba qui. E' convinto che alla fine quel Signore grondante sangue che muore e risorge farà cadere le scaglie dell'odio dagli occhi. Quella della XIII stazione non è stata una mossa studiata a tavolino. A Francesco hanno raccontato la storia di due amiche, Albina (russa) e Irina (ucraina), ospiti rispettivamente come studentessa e infermiera del Campus bio-medico di Roma. Niente marketing, ma un sobbalzo del cuore del vecchio argentino, e il Pontefice ha chiesto loro se volevano davanti al mondo osare questo gesto che è pura profezia e magari non sarà bene accolto nella loro patria: hanno detto di sì, le loro famiglie le hanno raggiunte a Roma, e saranno accanto a loro. Volodymyr Zelensky però non vuole. Non solo lui, ma anche le autorità religiose di Kiev, negano il placet. Certo Zelensky è il legittimo presidente dell'Ucraina aggredita e invasa. E Vladimir Putin in questo momento sta ancora inviando soldati e missili nell'offensiva del Donbass. Sappiamo bene le differenze, le sa il Papa. E sa anche che, forse, a chi sente il rumore del martello con cui il carnefice batte i chiodi su mani e piedi della propria gente, è lecito urlare a Gesù Cristo crocifisso di non abbracciare il malfattore.

    RICATTO MORALE

    Ma Francesco proprio non può rinunciare al cristianesimo e alla sua essenza per assecondare il risentimento e le richieste politiche di un capo di Stato, neppure se la sua nazione è vittima di un attacco feroce. Zelensky può chiedere con Biden e Stoltenberg «più armi, più armi» per il suo esercito, esigere dall'Europa misure drastiche contro lo Zar e la sua cricca di oligarchi, e all'Italia persino di rinunciare subito al gas siberiano. Ma ricattare moralmente Francesco trattandolo come un collaborazionista è un oltraggio intollerabile. Il mio linguaggio non è tanto pasquale, e mi spiace. Ma se si legge il messaggio dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andriy Yurash, balza agli occhi la minaccia: si parla di «possibili conseguenze» qualora la protesta non venisse accolta. Che faranno? Arresteranno Irina e i suoi, li additeranno al ludibrio? O iscriveranno Francesco tra le «persone non gradite».

    INVITO BEFFA A KIEV

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