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Riduzione validità a 5 mesi del green pass? Gli esperti: «Così si spinge la terza dose». 

I numeri dei casi in aumento del  Covid e l’avanzata della variante Omicron in Italia spingono il governo a pensare a nuove misure per arginare la pandemia, che saranno discusse in una cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta dal presidente del Consiglio Mario Draghi e in un Cdm, entrambi previsti il prossimo 23 dicembre. Fra le ipotesi sul tavolo anche quella di ridurre i tempi di durata del Green Pass a 5 mesi, per renderli più simili a quelli della copertura vaccinale.  Questa decisione che trova il parere favorevole di diversi scienziati. Resta il nodo della scarsa attendibilità dei test rapidi. Crisanti: “Consentire la larghissima diffusione dei tamponi antigenici come lasciapassare sociale è stato un contributo alla diffusione del virus"

Pronti però, se i numeri sulla variante dovessero rivelarsi più preoccupanti del previsto, ci sono anche le ipotesi sull'estensione dell'obbligo vaccinale ad altre categorie lavorative come quelle a contatto con il pubblico (si pensa in particolare alla pubblica amministrazione) oppure l'estensione del Super Green Pass agli stessi ambiti.

La validità del Green Pass di 9 mesi quando l'immunità data dai vaccini inizia a calare dopo 5 "è un'apparente contraddizione, ma si tratta di una mediazione comprensibile - dice a La Stampa l'infettivologo Massimo Galli - Nove mesi intanto sono l'indicazione che l'immunità non è infinita, ma va rinnovata con dei richiami come la terza dose e poi chissà. 

Dopo la terza dose, aggiunge Galli, 9 mesi di Green Pass "mi pare un'altra mediazione comprensibile tra due scuole di pensiero”. Una più ottimistica che afferma "la terza dose duri a lungo". Una più pessimistica che tiene conto della capacità di variare del virus non escludendo richiami più o meno annuali". Se si rispettano i tempi delle dosi il rischio di rimanere scoperti "è minimo", per quanto "suggerirei di anticipare la terza dose a chi ha fatto AstraZeneca e Johnson&Johnson", dando loro "un diritto di prelazione, come ad anziani e immunodepressi"

Altra situazione da analizzare è legato alla certificazione è quello dei tamponi rapidi. Consentire la larghissima diffusione dei tamponi antigenici come lasciapassare sociale è stato un contributo alla diffusione del virus. Una misura che dovrebbe bloccare i contagi, li favorisce avendo un'attendibilità molto bassa.