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Covid-Draghi: "Possibili nuove misure".

  • Mascherine all’aperto e restrizioni per accedere a eventi e luoghi pubblici: il no delle regioni.

    Sulle misure per fermare l’ondata di contagi nella maggioranza è ancora tutto un incrocio di veti ma che la stretta ci sarà lo dice a chiare lettere il premier Draghi. «Nulla è ancora deciso, ma c’è molto da lavorare» e per questo «in cabina di regia questa settimana passeremo in rassegna eventuali provvedimenti in vista delle vacanze di Natale», ha detto dopo aver incassato i complimenti del cancelliere tedesco Scholz per la nostra campagna vaccinale.

    Fissato per giovedì l'incontro, quando i leader di maggioranza cercheranno di trovare una quadra avendo più chiara l’evoluzione della pandemia, sia in rapporto alla diffusione di Omicron, documentata dalla ricerca flash dell’Iss che dovrebbe fornire i risultati domani, sia rispetto alla pressione sugli ospedali, accertata invece dal monitoraggio settimanale anticipato questa volta a giovedì. I numeri di ieri dicono che, di poco, Lazio e Lombardia dovrebbero restare questa settimana in bianco.

    Ma il condizionale è d’obbligo, visto che gli ospedali lombardi hanno già superato la soglia dei letti occupati in terapia intensiva che manda in giallo mentre sono sotto del 2,7% i letti nei reparti di medicina, solo perché la regione ha aumentato i posti sottraendoli però ad altre divisioni, denunciano i medici ospedalieri. Lo stesso ha fatto il Lazio, al quale basterà aumentare dello 0,1% i letti occupati in terapia intensiva e dello 0,9 quelli dei reparti di area medica per finire in giallo. Ieri i contagi sono scesi da 24.259 a 16.213, ma solo per effetto dei tamponi dimezzati, tanto che il tasso di positività ha fatto il record della quarta ondata aumentando di mezzo punto al 4,8%. E questo senza che la Omicron abbia ancora fatto sentire i suoi morsi.

    Quelli provati dai britannici e ora anche dai vaccinatissimi israeliani. Che nonostante siano partiti per primi con la terza dose ieri si sono ritrovati a superare per la prima volta in due mesi la soglia dei mille casi. Che siano segnali sinistri di una scarsa tenuta dei vaccini davanti alla nuova variante è presto per dirlo e gli studi del nostro Iss sembrerebbero dimostrare il contrario. A questa speranza si aggrappa comunque buona parte dei partiti di maggioranza che di nuove chiusure non vuol sentire parlare.

    Questa volta anche le Lega si trova in sintonia con il leader dei 5S , Giuseppe Conte, quando dice che «la strada non è costringere a fare il tampone per i luoghi pubblici ma la terza dose». Anche perché alzare il numero di test giornalieri significa aumentare anche le code per farli, mettendo così fuori gioco cinema, teatri, stadi, discoteche e magari anche i ristoranti. Le Regioni riunite ieri in conclave e i Comuni hanno comunque bocciato senza se e senza ma la proposta, con il presidente ligure Giovanni Toti che parla di «sforzi inutili» e il sindaco di Milano Giuseppe Sala che confessa di «far fatica» a capire una misura simile «visto che si sta spingendo su vaccini e Green Pass». «Fino ad una settimana fa il tampone non serviva, adesso qualcuno chiede il tampone per i vaccinati. La comunità scientifica dovrebbe mettersi d’accordo se il tampone serve o non serve», aggiunge poi il leader della Lega Matteo Salvini, per una volta d’accordo con il suo ex alleato ed ex premier Conte.

    Gli esperti sono divisi sul punto, perché se il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, non ha esitato a uscire per primo allo scoperto sostenendo il tampone ai vaccinati per i grandi eventi, altri suoi colleghi ritengono che così si disincentivi chi deve fare il passo avanti per vaccinarsi. Soprattutto quel 33% di over 80 e 51% di ultrasettantenni che a ieri sera non risultava ancora aver fatto la terza dose, nonostante per la stragrande maggioranza siano passati i 5 mesi dalla seconda che consentono di prenotarla. Ieri il Presidente Mattarella ha tirato le orecchie a chi ha offerto «uno sproporzionato risalto mediatico ai no vax». Che non sono certamente i ritardatari della terza dose, ai quali forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spiegare che a rischiare con la Omicron sono soprattutto loro.

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