Cronaca

Conflitto nucleare incontrollabile. Il terrore per l'arma atomica tattica della Russia

Se i russi utilizzassero atomiche tattiche in Ucraina, il problema non sarebbe tanto “l’uso dell’arma nucleare tattica, che ha un potere distruttivo minore rispetto a quelle strategiche usate per la deterrenza”, quanto il superamento di “quella linea rossa che porterebbe il conflitto ad un livello non più controllabile”. A lanciare un avvertimento a tutti è l’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta, intervistata sugli scenari del conflitto in Ucraina. «Il problema - chiarisce la Trenta - non è tanto l’uso dell’arma nucleare tattica, che ha un potere distruttivo minore rispetto a quelle strategiche usate per la deterrenza, e che certamente colpirebbe tutti coloro che vivono nell’area interessata con conseguenze disastrose anche per il resto dell’Europa. Diciamo che l’effetto sarebbe simile a quello di un’esplosione di una centrale nucleare, cosa che abbiamo vissuto. Il problema vero è quanto l’uso di un’arma non convenzionale non tracci quella linea rossa che porterebbe il conflitto ad un livello non più controllabile”. 

“Penso che la linea rossa si possa muovere in avanti, ma c’è un limite oltre il quale il conflitto diventerebbe incontrollabile - sottolinea la Trenta -. Lo scenario ci parla di più di 100 milioni di morti in poche ore”. La Trenta spiega di aver percepito la minaccia di ritorno a uno scontro fra i due blocchi sul modello delle ‘star wars’ reaganiane già da ministro: «Sapevo che la tecnologia non stava avanzando allo stesso modo dalle due parti degli ex blocchi della guerra fredda e che questo sarebbe potuto diventare un pericolo. Forse questa constatazione avrebbe dovuto consigliare strategie diverse da quelle che sono invece state applicate”.

“Ritengo che vadano valutati anche gli scenari più negativi e che questa valutazione sia estremamente utile nelle decisioni. Fin dai primi giorni del conflitto Putin e i suoi hanno fatto capire che sono disponibili ad utilizzare tutte le capacità militari a loro disposizione, sia convenzionali che nucleari. Si potrebbe scommettere sul fatto che Putin stia barando e che stia applicando la ‘teoria del matto’ di cui parlava Nixon, ovvero, far credere all’avversario di essere disposto a tutto pur di vincere per spaventarlo. Però è saggio, invece, considerare che la dottrina nucleare russa, rinnovata nel 2020, prevede sia il launch on warning, cioè la possibilità di lanciare un ordigno nucleare anche al solo sospetto che l’avversario lo abbia già fatto, sia l’uso di un ordigno atomico per prevenire una possibile escalation di azioni militari o a far cessare un eventuale conflitto ottenendo condizioni accettabili per la Russia. Dobbiamo chiederci per esempio - sottolinea l’ex ministra - se mettere all’angolo Putin sia un bene o un male”. “È possibile, per esempio, che per l’effetto congiunto del prolungarsi delle operazioni e delle sanzioni, non avendo più possibilità di usare armamento convenzionale, Putin possa decidere per un ‘escalation’. Personalmente, sulla base delle informazioni che ho, penso che questo conflitto non possa essere vinto militarmente solo con un’escalation che coinvolgerebbe attivamente la Nato e, quindi, con un alto rischio, se non certezza, di dare il via alla terza guerra mondiale”, conclude la Trenta.