Cronaca

Biden invia nuove armi in Ucraina: in arrivo gli elicotteri Mi-17

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  • Gli Stati Uniti aumentano ancora le consegne di armi all’Ucraina. Ieri, martedì 12 aprile, Joe Biden si è sentito per telefono con il premier britannico Boris Johnson. I due leader, si legge nel resoconto della Casa Bianca, «hanno riaffermato l’impegno di continuare a fornire assistenza militare e umanitaria» a Kiev.

    Oggi, mercoledì 13, stando alle indiscrezioni di Reuters, l’Amministrazione Biden annuncerà l’invio di mezzi militari per altri 700 milioni di dollari. Il totale della spesa ora sale a 1,84 miliardi dall’inizio del conflitto e a 3,1 miliardi dal gennaio del 2021. Si prevede un salto di qualità, con strumenti più offensivi, come gli elicotteri Mi-17 in grado di attaccare i blindati russi e gli altri veicoli già in marcia verso il Donbass, l’atteso teatro della battaglia più cruenta e forse decisiva della guerra. Il Pentagono, inoltre, starebbe studiando anche la consegna di artiglieria con gittata intermedia, (gli obici Howitzer), di droni per la difesa delle coste e di equipaggiamento protettivo in caso di attacchi chimici, biologici o nucleari. Sempre oggi, la vice ministra della Difesa, Kathleen Hicks incontrerà gli amministratori delegati delle otto società private che stanno costruendo le armi per gli ucraini.

    Per il Pentagono gli ordigni più utili restano i missili Javelin anti-carro, prodotti dalla Raytheon Technologies e gli Stinger anti-aereo, assemblati da una joint-venture formata dalla stessa Raytheon e dalla Lokheed Martin. La vice ministra Hicks chiederà di accelerare la produzione anche dei sistemi radar e di altri strumenti per la difesa aerea. Tra le altre aziende convocate ci sono Boeing, Northrop Grumman, General Dynamics e L3Harris Technologies. La mossa di Biden viene incontro anche alla pressione del Congresso che, ormai da settimane, chiede praticamente all’unanimità di dare a Zelensky ciò di cui ha bisogno per respingere l’aggressione russa.

    Sul piano politico il segnale che arriva da Washington è evidente: in questa fase è inutile illudersi sulle possibilità di un negoziato. Le parole di Vladimir Putin di ieri, «la trattativa è in un vicolo cieco», sono considerate la conferma che il leader russo ha intenzione di scardinare la resistenza ucraina. Biden, inoltre, la prima volta ha accusato Putin di «genocidio». L’escalation è ora completa. Nel giro di due settimane Biden gli ha prima dato del «criminale di guerra», poi del «macellaio», ora lo mette sullo stesso livello dei nazisti e dei più abietti organizzatori di massacri nella storia.

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