Era il 22 ottobre 1978 quando Giovanni Paolo II iniziava il suo ministero con l’indimenticabile esclamazione: “Non abbiate paura, aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. “Parole - ha detto oggi il presidente degli Stati Stat Uniti Joe Biden al Castello Reale di Varsavia, in Polonia - che cambiarono il mondo”. Il Castello non è un luogo qualunque in cui evocare la frase di Wojtya: fu infatti distrutto dai nazisti nel 1944 e solo negli ultimi anni è stato interamente ricostruito.
Le parole del Papa polacco furono nel 1978 uno sprone, in un tempo di muri e di massimi sistemi contrapposti, a superare le paure in un’Europa che ancora soffriva le profonde divisioni seguite alla seconda guerra mondiale, il muro che divideva in due Occidente ed Oriente.
Tutta l’omelia pronunciata quel giorno colpì per la sua forza trascinante. Wojtyla chiese al mondo di guardare al futuro con fiducia. Troppo spesso, disse, “l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore”. Così spesso “è incerto del senso della sua vita su questa terra”. E ancora: “È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”.
Fu lo stesso Mikhail Gorbaciv a dire che senza Giovanni Paolo II il muro di Berlino non sarebbe caduto: «Tutto ciò che è successo nell’Europa orientale non sarebbe stato possibile senza Giovanni Paolo II», disse. La Chiesa del silenzio visse grazie a lui. Il 4 novembre 1978 ad Assisi gli chiesero cosa pensasse di questa Chiesa e rispose: “La Chiesa del silenzio non esiste più. Ora parla con la voce del Papa”. Quando Gorbaciov il primo dicembre del 1989 andò in Vaticano il Muro stava crollando. Gli disse il Papa: “La visita è un seme carico di promesse che permette di guardare all’avvenire delle comunità dei credenti con maggiore fiducia”.